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Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti: Legambiente Marche presenta le osservazioni al documento

“Per uscire dallo stallo in cui siamo finiti, la Regione Marche deve prefissarsi obbiettivi maggiormente ambiziosi in termini di prevenzione, riuso e riciclo. Mettere al centro del Piano la chiusura del ciclo con la termovalorizzazione significa retrocedere rispetto ai traguardi che avevamo raggiunto e rispetto agli obbiettivi di diventare un modello di economia circolare”.

Legambiente Marche presenta le osservazioni al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti delle Marche, approvato dalla Giunta Regionale in data 14 ottobre 2024 con delibera n.1556/24. Con l’aggiornamento del Piano, la Regione Marche intende implementare alcune criticità che il vecchio Piano del 2015 non era riuscito a superare, dal GAP impiantistico rispetto ad altre regioni d’Italia alla governance territoriale, due aspetti che nelle Marche hanno portato ad uno stallo nella gestione dei rifiuti urbani, con ricadute negative sia dal punto di vista ambientale che economico.“Il Piano intende giustamente superare lo stallo in cui la nostra Regione è finita negli ultimi anni e assolvere agli adempimenti normativi comunitari e nazionali, ma lo fa usando uno strumento sbagliato, la termovalorizzazione – dichiara Marco Ciarulli, Presidente di Legambiente Marche -  è innegabile che la Regione Marche debba chiudere il proprio ciclo dei rifiuti, ma la gestione va affrontata a monte, dalla prevenzione, al riuso al riciclo e non a valle (termovalorizzazione). Solo dopo aver vagliato tutte le opzioni realizzabili, come accade in altre Regioni d’Italia, possiamo lavorare sulla chiusura del ciclo dei rifiuti urbani, che va appunto intesa come opzione finale o residuale, non centrale”.Nelle Marche si producono circa 760.000 tonnellate di rifiuti urbani, il 72% di questi rifiuti va incontro a raccolta differenziata, ma questa percentuale non rappresenta l’effettivo riciclo dei rifiuti urbani poiché all’interno di questa raccolta differenziata ci sono impurità che abbassano notevolmente l’effettivo riciclo di quello che viene raccolto separatamente, arrivando a dover smaltire in discarica circa il 50% dei rifiuti urbani prodotti. La ricetta di Legambiente per migliorare questi numeri e raggiungere gli obbiettivi comunitari parte dal modello Maceratese, fino ad arrivare a sistemi di gestione più avanzati di altre Regioni.“Nelle Marche il primo passo virtuoso nella gestione dei rifiuti è stato realizzato più di dieci anni fa con lo spegnimento del termovalorizzatore e l’avvio del modello di raccolta Porta a Porta per tutta la Provincia di Macerata, affiancata da un’autosufficienza impiantistica – prosegue Ciarulli -, oggi questo modello va sicuramente implementato, come indica lo stesso Piano Regionale, esportando il Porta a Porta in tutta la regione, ma ad esso vanno affiancate strategie di prevenzione e riciclo necessarie per abbattere il volume dei rifiuti destinati allo smaltimento, a partire dagli impianti per il riciclo del rifiuto organico, fino agli impianti utili per il riciclo di tutte quelle frazioni che ad oggi continuiamo a smaltire, come i prodotti assorbenti per la persona. Inoltre al Porta a Porta va affiancato un sistema di tariffazione puntuale che, possa aumentare la qualità della raccolta differenziata e premiare i cittadini che conferiscono meno rifiuti.  Solo aggredendo le impurità della raccolta differenziata e sequestrando dall’indifferenziato tutta la materia effettivamente riciclabile possiamo diventare un modello più sostenibile, ambientalmente ed economicamente. E solamente dopo aver fatto tutto questo, possiamo ragionare sulla chiusura del ciclo dei rifiuti, ammesso che restino volumi tali da giustificare la realizzazione di un termovalorizzatore”.Le osservazioni al Piano Regionale dei Rifiuti di Legambiente sono reperibili sul sito internet dell’associazione cliccando sopra questo linkPuoi commentare l'articolo su Vivere Marche


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