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Fermo: Settima Arte: Iddu. Un brano di storia di Messina Denaro

L'Efebo di Selinunte; il fantasma ricorrente di don Francesco (don Ciccio); le frasi dell'Ecclesiaste; i Padrini che leggono l'intera Guerra e Pace; la fotografia caustrofobica; la Sicilia inaridita; il politico corrotto ricattato dai Servizi; l'agnello sacrificale; il grande puzzle mancante d'un pezzo; e poi lui, anzi Lu Pupu, anzi Iddu, cioè Matteo Messina Denaro.

Ecco tutti gli ingredienti di un film, Iddu appunto, presentato a Venezia, firmato da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, da qualche giorno nei nostri cinema. Latitante da decenni, Iddu il capomafia, potentissimo un tempo in caduta oggi, vive una reclusione volontaria in casa di una vedova amica: l'ottima Barbara Bobulova. Matteo (Elio Germano) è il figlioccio di Palumbo Catello (Toni Servillo) in gran spolvero.Il film lento e ricco di simboli offre allo spettatore paziente continue riflessioni.Ogni ingrediente ha la sua storia. L'Efebo racconta della passione per le opere d'arte del capoclan, prima del padre (Francesco) poi del figlio (Matteo). Il legame tra i due è fortissimo. Anche dopo la morte Francesco torna a ingombrare, o illuminare negativamente, la vita di Matteo. Il ripetere spesso le frasi del Qoèlet, ci restituisce un Matteo Messina Denaro interessato a capire (e magari a scusare) quale sia il confine tra il bene e il male, tra buoni e cattivi. L'ambientazione è tetra, gli ambienti sono poco o nulla illuminati, l'ora d'aria (in libertà, si fa per dire) è tra quattro mura altissime, come in un carcere, dove il sole penetra appena. Gli esterni mostrano un'isola riarsa: l'hotel in costruzione è una cattedrale nel deserto. Catello Palumbo è il simbolo di un potere corrotto, capace d'ogni compromesso, e pure lui è molto acculturato (è stato preside e cita i classici, è stato assessore, sindaco e, alla fine,... detenuto). I Servizi segreti contattano e ricattano Palumbo costringendolo a scrivere pizzini a Iddu e ricevere pizzini da lu Pupu.Che dire? Un film diverso, dove la violenza non appare ma il suo carico è onnipresente; dove i personaggi hanno tutti un impasto di bene e di male, di angeli e di demoni. E dove alla fine della proiezione, viene il dubbio se la storia non sia un insieme di matrioske: qualcosa che rimanda ad altro, che rimanda ad altro, che rimanda ad altro.E quella tessera mancante del puzzle, che si scopre solo in finale in mano alla buona amica vedova che, rincasando, trova all'improvviso vuote le stanze abitate da Iddu, lascia intendere che l'ultima parola, l'ultimo gesto, l'ultimo atto non siano mai definitivi. C'è sempre un rimando. E dove i Servizi segreti vogliono ma non vogliono, possono ma non possono, debbono ma non debbono... arrestare il super latitante.Di chi fidarsi, allora? Sabato, 19 ottobre 2024 Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo


Adolfo Leoni