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Montegiorgio: Il Beato Enrique Angelelli diventerà Compatròno del paese?

questo l'auspicio che Don Pierluigi Ciccarè ha esternato durante l'evento in memoria di questo Vescovo Argentino , figlio di un montegiorgese emigrato, trucidato dal regime nel 1976 e dichiarato Beato da Papa Francesco nel 2019.

Montegiorgio- Il Beato Vescovo Argentino Enrique Angelelli sarà Compatròno di Montegiorgio accanto a San Giorgio? Questo è l’auspicio di Don Pierluigi Ciccarè che spera nel consenso del Vescovo Pennacchio per poter procedere alla proclamazione. Lo ha annunciato sabato sera durante l’incontro con Monsignor Dante Braida, l’attuale Vescovo di Rioja ( Argentina), ospite al Cineteatro Manzoni per l’evento di celebrazione del Beato Angelelli, “ figlio di questa terra, in quanto figlio del montegiorgese Giovanni Angelelli, emigrato a soli 16 anni in Argentina dove ha poi conosciuto la moglie Celina Carletti originaria di Cingoli e con la quale ha formato una famiglia fondata sul valore della cristianità educando un Santo”.Alla memoria di Monsignor Enrique Angelelli ucciso nel 1976 dalla dittatura argentina e dichiarato Beato da Papa Francesco nel 2019, lo scorso fine settimana sono state dedicate alcune iniziative che ne hanno ripercorso la vita sottolineando come abbia incarnato i valori del Vangelo e del Concilio Ecumenico Vaticano II° fino al sacrificio finale.Nel libro scritto su di lui dal saggista Anselmo Palini che contestualizza le vicende personali con quelle storiche dell’Argentina dalla fine degli anni ’60 in poi, non trascurando gli aspetti più cruenti di quel periodo di dittatura, la figura di Monsignor Angelelli si innesta come paladino del popolo e dei suoi diritti, battendosi in prima persona contro tutto ciò che calpestava la dignità umana. “ Un occhio al popolo e uno al Vangelo” era infatti il suo motto, quello di un uomo semplice, solare come lo descrivono alcune testimonianze riportate nel testo. Confermate anche da una cittadina montegiorgese che l’ha conosciuto nel 1974 a casa di una parente, quando lui le fece visita mentre si trovava a Roma per partecipare al Concilio Ecumenico. “ All’epoca avevo solo 7 anni- racconta- la sua parente per accoglierlo gli aveva steso sul pavimento un grande tappeto rosso. Ma lui le disse: “ Un tappeto per me? Ma io sono solo un uomo abituato a camminare per strada accanto agli altri uomini, specie quelli più indifesi”.“Tra agli uomini che si sono opposti alle dittature e alla brutalità della repressione impugnando le armi, vi sono state persone che hanno combattuto. basandosi sulla forza debole della propria fede, del proprio amore per la giustizia e per la pace”- scrive Palini.Enrique Angelelli è uno di questi e merita memoria.Puoi commentare l'articolo su Vivere Fermo


Marina Vita