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G7 Salute, PD: "La Destra l'ha trasformato in passerella pre-elettorale, ma i numeri fotografano impietosamente il fallimento di Acquaroli"

È davvero triste e avvilente che un evento come il G7 Salute sia stato trasformato dal centrodestra marchigiano in una indecorosa passerella politica pre elettorale. Il convegno organizzato giovedì al Teatro delle Muse dalla Regione Marche, in collaborazione con il Ministero della Salute e il Comune di Ancona, ne è stata la piena dimostrazione.

Molto si è parlato della riforma sanitaria messa in atto dalla giunta Acquaroli. Peccato che la grande assente sia stata, come loro abitudine, la verità. Quella verità che i cittadini da tempo riscontrano quotidianamente ogni volta che si rivolgono al Cup o si recano in qualche struttura ospedaliera per ricevere una prestazione. Sarebbe stato un bel esercizio di onestà intellettuale riconoscere il fallimento della riorganizzazione del sistema che ha portato alla cancellazione dell’Asur e all’istituzione di 5 nuove Aziende Sanitarie Territoriali che ancora oggi, a distanza di due anni dalla sua approvazione, è praticamente inapplicata a causa della mancata approvazione degli atti aziendali per fornire loro criteri e risorse. Così come lo sarebbe stato prendere finalmente atto di un Piano Socio Sanitario Regionale che, a un anno dal varo, è e resterà ancora un libro dei sogni privo delle necessarie risorse. Non sono neppure riusciti a spiegare i gravissimi e ingiustificati ritardi che non hanno ancora portato alla realizzazione di una sola opera di rilievo, nonostante le ingenti risorse fornite loro dal Pnrr. In compenso, abbiamo sentito le scontate e stantie affabulazioni dell’assessore alla Sanità Saltamartini, tanto abile nel giocare con le parole e con i numeri quanto restio a riconoscere i suoi errori, e i soliti roboanti proclami dell’assessore all’Edilizia sanitaria Baldelli (anche se sarebbe più corretto definirlo l’assessore agli Annunci), sugli imminenti progetti che da oltre 4 anni giacciono in qualche polveroso cassetto del suo ufficio.Allora proviamo noi a dare qualche dato concreto e misurabile, su cui avremmo voluto confrontarci se il fisiologico dispotismo della destra marchigiana non avesse escluso dall’evento i nostri consiglieri della commissione “Sanità e Politiche sociali”, il vicepresidente Carancini e il consigliere Mangialardi. Dati che già una settimana fa la Corte dei Conti ha messo nero su bianco e che, con buona pace dei peana di rito del presidente Acquaroli, fotografano chiaramente il collasso del Sistema sanitario pubblico marchigiano. Anzitutto il baratro della mobilità passiva: nel 2023 la fuga dei marchigiani che non trovando servizi adeguati nelle Marche hanno scelto di curarsi negli ospedali fuori regione ha fatto segnare un saldo negativo di ben 40 milioni di euro, colpendo in particolare le province di Pesaro Urbino e Ancona. L’indebitamento del bilancio sanitario è aumentato di oltre 170 milioni di euro a fronte di una diminuzione del personale pari a 139 unità (chi si ricorda la promessa dell’assessore Saltamartini di assumere 3000 infermieri?). Le liste di attesa sui ricoveri hanno registrato un recupero di appena il 25,75%, mentre la giunta regionale si era impegnata a raggiungere il 96,35%, il che, tradotto, significa che restano inevase 53631 domande. Persino sugli screening oncologici i risultati sono modestissimi: con il recupero di un misero 34,2%. E che dire del flop riguardante la sanità territoriale, dove a fronte di oltre 81 milioni di euro messi a disposizione dal Pnrr per case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali al fine di dare risposte ai temi dell’emergenza/urgenza e costruire un modello più vicino ai cittadini, sono stati messi a terra solo 2,9 milioni di euro pari al 3,68% delle risorse? Potremmo continuare a lungo con la drammatica situazione che si vive nei nostri Pronto soccorso, nonostante l’abnegazione del personale sanitario; la crescita del numero delle persone costrette a indebitarsi per ricevere le cure dalle strutture private o che addirittura vi rinunciano proprio; le sale operatorie costrette a chiudere per alcuni periodi dell’anno a causa della mancanza di personale e della fuga dei medici verso altre strutture fuori regione. Ecco, ci sarebbe piaciuto che il convegno di ieri potesse rappresentare un momento di analisi seria di  questi nodi cruciali, anche per provare a correggere gli errori compiuti e costruire insieme proposte volte a rendere concretamente esigibile quel diritto alla salute di ogni cittadino che nelle Marche sta progressivamente venendo meno.Dopo il Covid occorreva una visione illuminata per rilanciare la sanità pubblica, con questa destra populista, brava solo a fare demagogia e incapace di risolvere i problemi, i marchigiani restano intrappolati in una lunga e scurissima notte.Puoi commentare l'articolo su Vivere Ancona


da Gruppo assembleare del Partito democratico - Assemblea Legislativa delle Marche