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Gli avvocati di Predieri dopo la condanna: "Ricorreremo in appello"

Noi sottoscritti avvocati, in nome e per conto del nostro Assistito, Alessandro Predieri, relativamente alla sentenza pronunciata nei suoi confronti, in data 20 dicembre 2018, dalla Corte di Assise di Ancona, siamo ad esporre quanto segue.

Ritenendo che sia di indiscusso interesse fornire un'informazione giornalistica completa e pluralistica, dobbiamo in primo luogo evidenziare come il nostro Assistito sia stato prosciolto da 11 dei 12 reati, concernenti tre diverse ragazze, che lo vedono imputato. Più nello specifico, giova rimarcare come l'assoluzione in favore di Alessandro Predieri sia stata pronunciata con la formula liberatoria più ampia: perché il fatto non sussiste, ovverosia perché i fatti per i quali il nostro Assistito era stato accusato non si sono mai verificati, non sono mai accaduti.

Secondo la Corte di Assise di Ancona, dunque, nessuna delle tre donne è mai stata ridotta in schiavitù, plagiata o istigata al suicidio da parte di Alessandro Predieri (escludendo così anche qualunque serialità comportamentale). In tal modo, la Sentenza della Corte di Assise ha dimostrato come il rapporto tra Alessandro Predieri e la di lui attuale moglie, Jessica Bertolini, sia sempre stato privo di qualsiasi anomalia, restituendo così piena dignità a quello che è ed è sempre stato un normalissimo e — oggi ancor di più — coesissimo rapporto di coppia. Ciò implica, dunque, che quanto ipotizzato ed esposto dalla famiglia Bertolini, a carico di Alessandro Predieri nel rapporto con la figlia Jessica, sia stato ritenuto insussistente dalla Corte di Assise, la quale, infatti, con la Sentenza di assoluzione sul punto, non ha accolto alcuna delle richieste avanzate, quale parte civile, dalla famiglia Bertolini.

In conclusione, si rimarca, altresì, come questa difesa, da sempre fermamente convinta della completa innocenza di Alessandro Predieri, intenda ovviamente proporre appello nei confronti dell'unico reato (riguardante una sola delle tre ragazze) per il quale vi è stata condanna, ritenendo, infatti, che già il giudizio di primo grado offrisse solidi ed oggettivi riscontri difensivi per dimostrare la totale estraneità del nostro Assistito anche in relazione a questa residua ipotesi delittuosa. Tanto si doveva ai fini di una completa e paritetica informazione giornalistica. 

Avvocati Massimiliano Cornacchia e Gilberto GianniPuoi commentare l'articolo su Vivere Senigallia


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