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LAC per le Marche: "Fuori la caccia dal Parco San Bartolo!"

Il Consiglio Direttivo dell’Ente Parco San Bartolo ha dato il via in questi giorni, per il secondo anno consecutivo, al Piano per la gestione del cinghiale all'interno dell’area del Parco, con lo scopo di eradicare la presenza di questa specie nel suo territorio.

Trattandosi di un’area protetta dove, in quanto tale, la caccia dovrebbe essere tassativamente vietata, si potrebbe pensare che questa gestione preveda dei metodi incruenti, come ad esempio la cattura mediante chiusini o recinti, dove gli animali vengono attirati, come avviene, con risultati ottimi, in molte aree protette delle Marche e d’Italia. Invece la Direzione del Parco ha deciso per l’abbattimento dei cinghiali mediante la tecnica dello sparo con la carabina da postazione fissa, da inizio novembre fino alla fine di marzo, avvalendosi dei cacciatori dell’U.R.C.A., selezionati tra quelli residenti nei Comuni facenti parte dell’area protetta.

Si tratta di una scelta che come LAC giudichiamo deprecabile ed invasiva per un’area protetta e per gli animali che ci vivono, ma soprattutto pericolosa per la pubblica incolumità e per i tanti escursionisti che frequentano il Parco in ogni stagione dell’anno, vista la grande gittata di tiro delle carabine, che possono arrivare anche a distanze di 7 Km.!

Oltretutto si rivelerà una soluzione inutile, in quanto il Parco non è un’area sigillata ed isolata dal resto del mondo, per cui in poco tempo i cinghiali uccisi verranno rimpiazzati da altri esemplari che arriveranno da fuori utilizzando i corridoi faunistici presenti, senza considerare poi le introduzioni clandestine ed abusive operate da chi ha interesse affinché nel Parco del San Bartolo ci sia la presenza stabile del cinghiale.

Si comprende quindi che saranno esclusivamente i cacciatori, da sempre serbatoio di voti per la politica locale e regionale, a beneficiare di questa scelta operata dal Consiglio Direttivo del Parco, composto in maggioranza da politici ed amministratori della Regione, della Provincia e dei Comuni di Pesaro e Gabicce Mare. E pensare che, vista la ridotta presenza del numero dei cinghiali nel Parco, appena 40 esemplari, si sarebbe potuto sperimentare nell’area protetta pesarese, per la prima volta nelle Marche, la sterilizzazione di questi animali, mediante la somministrazione di un vaccino anticoncezionale, con l’utilizzo di appositi dispenser collocati nel territorio del parco.

A questo proposito, è stata depositata nel gennaio scorso, in II Commissione regionale, la Proposta di Legge n. 111, ad iniziativa del consigliere Busilacchi, che prevede appunto la realizzazione, in via sperimentale, di un programma di sterilizzazione del cinghiale, a cominciare proprio dalle aree protette, dove vige il divieto di caccia.

La proposta però non è stata finora neppure messa in discussione in Commissione, mentre l’assessore regionale alla caccia Pieroni ha fatto sapere di esserne apertamente contrario e che la stessa non verrà mai portata in votazione al Consiglio regionale. Già perché, qualora essa dovesse funzionare, riducendo drasticamente il numero dei cinghiali, in prospettiva potrebbe poi essere estesa a tutto il territorio regionale e nazionale, decretando in pratica la fine della caccia in Italia!Puoi commentare l'articolo su Vivere Pesaro


Danilo Baldini (LAC per le Marche)