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Ubi Banca, 'Nessun licenziamento degli ex Banca Marche'. Il 23 ottobre la migrazione dei clienti

Quasi fatta con l'accordo sindacale. Tartaglia: "Abbiamo salvato un istituto di credito dalla chiusura, tutelando il credito ed il territorio". L'ad di Banca Adriatica Pedroli: "L'unico cambiamento sarà il numero di conto".

"Non verrà licenziato nessuno", questa è la prima rassicurazione data a tutti i dipendenti della acquisita Banca delle Marche, dal presidente di Banca Adriatica Osvaldo Ranica, durante una lunga conferenza stampa di venerdì in cui sono state delineate le prossime mosse per il passaggio definitivo della acquisita ad Ubi Banca, con la migrazione totale di tutti i rapporti.

I trasferimenti "saranno fisiologici, clienti e occupazione saranno tutelati". Sul tema della trattativa sindacale, la proprietà sta ancora definendo e tutto si chiuderà entro i termini stabiliti: "c'è un indirizzo positivo. Si sta delineando un piano che andrà sulla definizione della uscita organizzata, con 3mila uscite di gruppo". A fine piano ossia nel 2020, saranno attive 19500 persone delle 23mila di oggi: 3000 sono delle 3 banche acquistate. 

Mentre nel Centro direzionale di via Ghislieri si tiene una importante convention del top management (la sede, già affittata ad altra attività per la metà, verrà mantenuta e ospiterà servizi di rilievo), arrivano conferme importanti: "Siamo ad un passo dal giorno zero, mezzo milione di marchigiani passerà in Ubi banca, che è una delle banche più solide, come emerso dall'ultimo stress test, che ci ha posizionato tra le prime 20 banche europee", conferma Ranica che ricopre anche la carica consulente di gestione.
Il territorio è affidato a Nunzio Tartaglia direttore macro area centro-Sud di Ubi Banca, che conosce la zona sin dal 2009.
Ecco le date delle migrazioni definitive, eseguite da un potente sistema automatico realizzato dagli esperti informatici di Ubi. Il 23 ottobre avverrà il passaggio dei clienti di Banca Marche, il 26 novembre toccherà  anche alla ex Etruria. La Reatina ex Carichieti migrerà  entro fine febbraio 2018.
"Siamo alla fine di un percorso iniziato 10 mesi fa con la prima manifestazione di interesse, a maggio il clousing e la rivisitazione del piano aziendale comprensiva delle 3 banche acquisite", la dirigenza ripercorre le tappe e delinea le prospettive di tutte le operazioni effettuate: "creare valore per gli azionisti ma anche entrare in gioco per tutelare il credito ed essere sul territorio con un sano istituto". Il titolo Ubi in Piazza Affari era e resta uno dei più importortanti anche dopo l'acquisizione. 
Ranica ci tiene a sottolineare che Ubi Banca è nata da ben 7 banche di territorio: "Ciò consente di portare avanti il rapporto diretto banca/cliente. Nelle Marche eravamo già presenti, mentre la Toscana per noi è nuova. Di 900mila clienti nuovi, la maggior parte proviene da Banca Marche".

Radica e Pedroli hanno definito i punti di forza di Ubi: Ubi comunità, dedicata a terzo Settore e amministrazioni pubbliche. Rinnovato di recente l'importante accordo con Confindustria Marche Nord. Il fiore all'occhiello, Ubi Pramerica, con oltre 50 miliardi di Asset, Vbank, leasing e factoring estero.

Ubi ha una propria scuola di formazione, Ubi academy, che ha attivato oltre 100mila giornate in Italia. Nei primi 5 mesi, 8mila giornate di formazione per formare i collaboratori. "Arriveremo con oltre20mila ore di formazione. Sono tanto costose - rivela Ranica - ma le riteniamo un investimento essenziale".

Nel settore informatico Ubi vanta un polo di eccellenza giovane e di talento. "Abbiamo la squadra giusta, ha composto la architettura nuova di intelligenza artificiale, già sperimentata con successo in circa 100 filiali di banca Marche".
Iniziativa interessante e di success o ha riguardato l'educazione finanziaria al risparmio, con programmi per oltre 20mila alunni. "Abbiamo dedicato tanto tempo a questa iniziativa molto importante. Le richieste sono state del doppio".

Sul terzo settore Ranica apre una parentesi dettagliata: "abbiamo una storia sulla relazione con  il terzo Settore. Abbiamo iniziato con i social bond: in 5 anni sono stati 87 e hanno permesso di erogare 4milioni e mezzo di euro nel campo sociale. È coinvolgente per la banca ma anche per chi sottoscrive che diventa parte del progetto". 
Poi tante iniziative sul territorio,  con tante collaborazioni.

Sul campo delle surroghe, Ubi ha svoltato completamente, passando da un saldo negativo, oggi positivo (sono inoltre 8mila i nuovi rapporti in meno di sei mesi).

Il tema della sovrapposizione ha destato l'interesse dei clienti e oggi Ubi chiarisce che se ci sono filiali una avanti all'altra, la soluzione probabile è per averne una ma "non è corretto pensare che chiuderemo la Banca Marche a priori. Tutt'altro. Valutiamo le sedi e la miglior funzionalità per i clienti. Il nostro primo obiettivo è accompagnare il cliente verso il cambiamento. Le fusioni producono inevitabili sovrapposizioni, ma si creerà una situazione migliore".

Tartaglia va ancora più a fondo: "Dobbiamo evolverci sulla rilevanza dello sportello, piuttosto che il servizio specializzato. Per esempio da 270 siamo passati a 200 a fine 2015, chiudendo 70 filiali nessuno è andato a casa e i clienti sono aumentati. Oggi è cambiato tutto, il piccolo gestore tuttologo del paese non è più utile, il gestore despecializzato sotto casa non serve più, meglio avere una consulenza specializzata".

Su questo tema, Pedroli spiega: "Si avrà una filiale ridimensionata ma più specializzata. Pensare ad una filiale somma risponde ad una esigenza di rete.
La vera novità per i clienti sarà un nuovo conto. Tutto sarà tradotto automaticamente".

Le aziende invece rivolgono il loro interesse verso un altro aspetto fondamentale dell'acquisizione: la concentrazione del credito sulla stessa banca. Ma Ranica rassicura "Se l'azienda produce e fa reddito non sarà un problema. È un occasione per essere partner ancora più forte dell'azienda. La somma di tutti non si farà in caso di non performing, ma siamo certi che la crescita c'è..". Pedroli incalza: "Ubi ha investito per la crescita di questo territorio".
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Cristina Carnevali